mercoledì 1 ottobre 2008

Buon senso e consapevolezza

Forse apparirà lapalissiano, ma ci rendiamo conto di quando e cosa stiamo facendo ?
Ieri mattina mentre partivo per andare in ufficio ho acceso la radio e trasmettevano "I migliori anni della nostra vita" di Renato Zero: è stato un attimo di illuminazione, ho ripensato alla sera precedente, in cui mi ero arrabbiato con i miei figli per stupidi errori commessi, in realtà solo sfogando il nervosismo che una giornata di lavoro aveva lievitato.
Troppo con frequenza perdiamo la consapevolezza dell'attimo che sfugge dell'istante che non ritornerà e compiamo azioni sbagliate. Il buon senso non si manifesta e la follia di una corsa senza traguardo attira tutta la nostra attenzione. Se qualcuno sta leggendo questo mio post gli chiedo di fermarsi e contare fino a 60. Un minuto circa di "ferma tutto". Un minuto da non dedicare a niente se non a se stessi ed alla consapevolezza che un gesto dolce non fatto ad una persona cara o anche ad uno sconosciuto non avremo più il tempo di farlo, non esiste un riavvolgimento, un replay da modificare. I migliori anni della nostra vita sono qui, adesso e ora sempre.

lunedì 7 luglio 2008

Buon senso e vita di tutti i giorni

La nostra bella Italia (bella perchè ritengo ci siano poche nazioni con una così elevata concentrazione di bellezze naturali, culturali ed architettoniche) è purtroppo segnata da varie malattie e luoghi comuni di pensiero che ne pregiudicano gravemente la vivibilità.
Molte persone guardano e pensano a coloro che evadono le tasse come i veri furbi, li giudicano in gamba, spregiudicati, ma efficaci, dimenticando che se la tassazione è così elevata per chi la paga, forse tutti la pagassero potrebbe addirittura diminuire.
Nella stessa maniera si valuta con favore tutti coloro che "ciurlano nel manico", infinocchiando il proprio datore di lavoro e riuscendo a non svolgere la mansione per cui sono ricompensati, anche qui dimenticando che se determinati prezzi sono elevati dipende anche da coloro che non svolgendo la propria mansione aumentano i costi di produzione o commercializzazione.
Facciamo parte di un mercato globale e non sappiamo neanche i meccanismi base dei prezzi, ma sappiamo tutti ergerci a giudici di fronte alle teoriche malefatte di chi ci governa.
Forse i nostri problemi nascono soprattutto dall'ignoranza, dal non comprendere che la furbizia altrui diviene un nostro costo, che arricchirsi non è sbagliato, è sbagliato arrichirsi frodando o comunque truffando gli altri, ma anche percepire un compenso senza aver lavorato è una truffa dello stesso livello.

mercoledì 28 maggio 2008

Solidarietà e buon senso

Puo sembrare folle, ma ritengo che la solidarietà ad oltranza ed ad ogni costo non sia nè giusta, nè corretta, ma sia un'offesa al buon senso.
Mi spiego meglio.
Se ho una gamba rotta e voglio mettermi ad aiutare le nonnine ad attraversare la strada, non sono un boyscout, sono una persona stupida!
Sento con frequenza allarmante la richiesta di aiuti per chiunque abbia dei problemi e venga in qualche modo considerato diverso, ma questo viene nella difesa delle minoranze dimenticando totalmente le maggioranze.
Il passato governo Prodi ha passato mesi a discutere se fare o meno i DICO, come farli, etc. etc. intanto tutti gli altri italiani perdevano progressivamente potere d'acquisto, il costo dei carburanti saliva alle stelle, le rate dei mutui diventavano insostenibili per un gran numero di famiglie; forse era meglio scegliere delle priorità diverse, non dimenticando la problematica dei conviventi, ma risolvendo prima i problemi di tutti gli altri o per essere più precisi della maggioranza.

Percezione soggettiva e realtà

Se a 2 persone che assistono alla stessa scena, di qualsiasi tipo, viene chiesto di raccontarla, ci troveremo 2 narrazioni similari, ma sicuramente diverse.
Ognuno di noi percepisce ed interagisce con il mondo in modo personale e soggettivo ed allora ecco che la realtà diviene un'opinione a prescindere da qualsiasi buon senso.
Anche le informazioni che riceviamo sono comunque mediate da chi ce le fornisce, anche se si tratta del più onesto dei cronisti, l'opinione e la soggettività del narratore trasformano il racconto.
Se vi è mai capitato di dirimere una disputa tra bambini, vi sarete accorti che con frequenza le argomentazioni portate da una o dall'altra parte sono come oro colato, ma teoricamente la verità è una sola: come fare a riconoscerla ?

Medicine "Alternative" ?

A cadenza regolare troviamo notizie di persone decedute a causa dell'appandono delle terapie "convenzionali" a favore di medicine "alternative".
Forse il problema non è così semplice come ci viene presentato.
Innanzi tutto occorrerebbe stabilire cosa siano le medicine "alternative": fitoterapia, aromaterapia, agopuntura, erboristeria, etc. etc. sono sistemi di cura adottati dall'uomo da alcune migliaia di anni e soppiantate nella società moderna da nuovi sistemi di cura basati principalmente su farmaci di origine sintetica.

Forse si può arrivare a pensare che fino alla nascita della farmacopea chimica, le persone siano guarite soltanto per un enorme effetto placebo, ma ci si scontrerebbe con la realtà dei fatti.
Io non credo che esista una medicina "convenzionale" e delle medicine "alternative", credo che la natura e la chimica mettono a disposizione del medico una vastità incredibile di prodotti che possono aiutarlo a farci ritrovare la salute, ma è indispensabile che la sua conoscenza, la sua esperienza ed infine la sua umiltà lo portino a cercare il rimedio più corretto per guarire.

Purtroppo l'avidità ed a volte l'ignoranza, hanno portato non pochi a pensare di adattare il malato alla medicina che si conosce, invece di ricercare la medicina in base al malato.
E' come se un meccanico decidesse di cambiare tutti i bulloni di una macchina perchè lui ha soltanto una chiave per aprirli.

Fino a quando non riporteremo il malato e non la malattia, al centro della nostra attenzione, vedremo sempre conflitti di idee e di opinione assolutamente sterili, che non potranno migliorare la salute di nessuno.

martedì 27 maggio 2008

Guadagno quanto valgo?

Sento con frequenza frasi del tipo: "Sono pagato poco", "Dovrei guadagnare di più", "Porto a casa una miseria" ...
Mi sorge spontanea la domanda: E se guadagnassi quanto valgo?

Determinare il valore economico delle proprie capacità o la giusta retribuzione per il lavoro svolto non è sicuramente una delle cose più semplici da fare, non lo è per un datore di lavoro e non credo che lo sia per il lavoratore stesso.

In prima istanza occorre accettare che il nostro compenso è direttamente proporzionale (o dovrebbe esserlo) alla produttività del lavoro svolto a prescindere dalla capacità con cui lo si svolge.
Se prendo un laureato (in qualsiasivoglia materia) e lo metto a fare un lavoro come il lavapiatti, posso ipotizzare che ottimizzerà meglio il suo agire, ma non credo che potrà superare una certa soglia di redditività. Questo farà si che la differenza tra quanto guadagna lui ed il suo collega diplomato (sempre lavapiatti) non sarà neanche percepibile economicamente.

Ovviamente se il ruolo può avere compensi direttamente proporzionali all'operato ecco che la differente preparazione e la differente professionalità generano differenti compensi: un amministratore delegato di un'azienda dovrebbe avere un compenso estremamente collegato a quanto è bravo e la sua bravura si misura con l'andamento dell'azienda.
Purtroppo temo che anni di cultura "ugualitaria" abbia cancellato in noi le capacità critiche: dobbiamo guadagnare di più per poter spendere di più, per poter avere di più, perchè altri guadagnano di più, non perchè valiamo di più.
Se non riportiamo le valutazioni ad essere oggettive e non sociali o soggettive, non troveremo mai la strada per una corretta valutazione del nostro lavoro e del nostro compenso.
Tutto questo discorso può però essere minato dall'infrangere le regole: se un lavoratore non paga le tasse, ecco che il suo compenso aumenta rispetto a quello che magari lo svolge meglio, ma rispettando le leggi.

Alcuni giorni fa sono stati pubblicati i redditi degli italiani e molti si sono lamentati della violazione di privacy che questo avrebbe comportato: personalmente credo che se il mio compenso è corretto o inferiore a quanto produco non mi vergogno a far si che gli altri lo sappiano, forse non saro considerato "un furbo" e soltanto uno corretto, ma non credo che il risultato sarà farmi perdere la stima di chi mi conosce o di chi mi conoscerà.

mercoledì 21 maggio 2008

Ipocrisia e tasse

Ebbene si, lo ammetto, sono andato a guardarmi i redditi di alcuni italiani, ma non ho cercato le personalità famose o i vicini di casa, sono andato a cercare coloro i quali sono, per abitudine, i primi a lamentarsi del livello di tassazione, della scarsa qualità dei servizi offerti dallo stato. Sembra farlo apposta, ma quello che ho appurato che i più attivi nella lamentela sono anche quelli che non dichiarano il loro reddito, che evadono o eludono, che in base al reddito dichiarato dovrebbero essere aiutati dalla Caritas, ma hanno stilil di vita uguali o superiori al mio.

Quando incominceremo a comprendere che per lamentarsi di una legge o di una tassa bisogna prima rispettarla.

Sono troppe le persone che hanno in tasca la soluzione dei problemi, ma che quelle soluzioni non le applicano ogni giorno.
La privacy sta diventando una scusa per tenere nascosti gli scheletri negli armadi, adducendo il fatto che l'invidia è più pericolosa della disinformazione. Per quel che mi riguarda sapere che un altro guadagna (e dichiara) più di me, non mi rende invidioso, ma al massimo me lo può far stimare per le sue capacità produttive. Non dovrebbe essere una gara in cui bisogna tutti vincere, perchè i casi sono 2:
1) non è una gara, quindi bravo chi guadagna di più onestamente
2) è una gara, quindi qualcuno deve vincerla, se si vuole vincere tutti si ritorna al punto 1).

lunedì 19 maggio 2008

Pari opportunità o indebito vantaggio

Cercando sui vari siti delle amministrazioni locali e no trovo costantemente finanziamenti di vario genere per favorire l'imprenditoria femminile. Mi sorge spontanea una domanda: essere donna rende automaticamente un imprenditore migliore ? Mi spiego meglio, se io e una persona del gentil sesso stiamo per iniziare un'attività di tipo imprenditoriale, perchè lei deve essere avvantaggiata rispetto a me? Forse che essere donna contiene una qualche forma di conoscenza genetica che a me manca? Temo che il voler equiparare per forza i due sessi, porti a creare delle differenze diverse, ma sotto certi punti di vista altrattanto dannose. Se siamo paritetici, perchè io devo essere svantaggiato nel trovare finanziamenti solo perchè uomo, senza che nessuno si sia preso la briga di verificare se le mie capacità di imprenditore sono confrontabili, minori o superiori alla mia "concorrente" femminile?
Oppure il ragionamento nascosto, subdolo e ipocrita è che essendo lei donna deve essere aiutata perchè inferiore rispetto agli eventuali imprenditori uomini, ma a questo punto vanno al diavolo tutti i principi per cui quel finanziamento è stato concepito.

martedì 13 maggio 2008

Saper essere "terzi"

Quando si scatta una fotografia ci si pone "terzi" nei confronti del soggetto e della sua azione, l'immagine diviene quindi un'osservazione quasi obbiettiva del fatto.
In quasi tutti i problemi che la vita ci offre di affrontare questo atteggiamento potrebbe fare la differenza per trovare la soluzione: analizzare i fatti, le azioni senza lasciarsi trascinare dalle emozioni o dagli stati d'animo del momento.
Ma non bisogna mai dimenticare perchè si vuole risolvere il problema.

lunedì 12 maggio 2008

Etica ed affari

Prima di tutto mi chiedo se sia possibile insegnare l'etica. Forse si, trasmettendo valori base condivisi ed universali, ma quante volte corriamo il rischio di "adattare" questi valori, al fine di farci rientrare il nostro comportamento. La non completa congruità del nostro comportamento con i valori che cerchiamo di trasmettere o insegnare, diviene l'elemento fondamenale del fallimento.
Non di rado ascolto discorsi teorici, talmente teorici che chi li pronuncia non vive assolutamente in base a quelle toerie.
Quando poi i valori vengono in contatto con gli affari ecco che il divario tra il dire ed il fare diviene un baratro. Mantenere un'etica corretta cercando di guadagnare può apparire a prima vista una contraddizione, ma nella realtà credo che professionalità, serietà ed onestà alla fine paghino, il guaio è che in un contesto sociale in cui sembrano essere i furbi quelli che hanno la meglio, la correttezza impiega molto più tempo ad essere apprezzata come valore aggiunto.

venerdì 9 maggio 2008

Semplicità

Fra i vari lavori che ho ad oggi svolto, il tecnico sistemista è sicuramente quello che ha occupato la maggioranza del tempo, avere a che fare con le macchine, ma ancora di più con gli utenti che le utilizzano è stata una scuola di vita non indifferente.
La prima regola che ho sempre cercato di trasmettere durante la formazione è di cercare la soluzione più semplice, questo perchè a volte veniamo abbagliati dalle nostre conoscenze, cerchiamo con ogni mezzo di far combaciare il problema con la soluzione che abbiamo in tasca e rischiamo di perdere di vista la reale causa del problema.
Ho visto tecnici preparatissimi incapaci di fare assistenza agli utenti, questo perchè ogni loro intervento era una messa in mostra delle loro capacità e si dimenticavano che in realtà erano lì per risolvere un problema di un altro, nel minor tempo e con le minori conseguenze possibili.
Penso che il mestiere di medico sia in fondo simile, ma oggi troppi lavorano per motivazioni strettamente economiche, dimenticando che vocazione e passione possono fare la differenza sulla qualità del proprio lavoro e conseguentemente sulla sua redditività.
Ritornando a bomba sull'argomento del post, penso che cercare strade semplici e non semplicistiche rientri nelle caratteristiche indispensabili di un professionista.

mercoledì 7 maggio 2008

Riflettere


Cosa centra un bel panorama con il buon-senso?
Una fotografia ci può riportare a momenti passati in cui la riflessione ha scaturito in noi idee e considerazioni che poi il turbinare della vita ha cancellato o almeno affievolito.
Questa immagine della campagna piemontese, scattata durante un viaggio in treno, contiene la magia di un errore, la velocità del treno ha trasformato un prato in un mare ondoso.

martedì 29 aprile 2008

Generalizzando

Se ci si rende conto che il sistema al quale si appartiene, contiene una contraddizione tale da pregiudicarne la sopravvivenza, quale deve essere la reazione ?
"Le aziende devono crescere", ogni anno vengono stilati budget preventivi in cui utili e fatturato devono avere un incremento, ma in realtà questo non è sostenibile all'infinito, allora la reazione dell'azienda è andare a coprire altre aree di mercato, con il risultato che all'ufficio postale puoi comprare libri e cd, ma quando capiterà che alla feltrinelli potremo spedire raccomandate perchè quelle spedite in posta non arrivano ? Se non modifichiamo l'assioma di partenza non possiamo pensare di ottenere uno svilluppo sostenibile.

lunedì 28 aprile 2008

Primi pensieri

Un professore di estimo, durante gli studi per il mio diploma, ripeteva sempre che tutte le nostre nozioni, tutta la nostra cultura e la nostra esperienza non erano nulla senza una buona dose di BS (buon senso). Nella valutazione di un terreno, come in quella di un'idea, la mancata utilizzazione del BS poteva solo portare ad errori grossolani.
Mi sono spesso chiesto se il buon senso poteva essere codificato, se si potevano scrivere delle regole che senza cadere nella banalità, indicassero una strada per come far si che un pizzico di buon senso fosse presente in ogni nostra scelta. Sono trascorsi 20 anni e non ho ancora trovato quelle regole.