martedì 27 maggio 2008

Guadagno quanto valgo?

Sento con frequenza frasi del tipo: "Sono pagato poco", "Dovrei guadagnare di più", "Porto a casa una miseria" ...
Mi sorge spontanea la domanda: E se guadagnassi quanto valgo?

Determinare il valore economico delle proprie capacità o la giusta retribuzione per il lavoro svolto non è sicuramente una delle cose più semplici da fare, non lo è per un datore di lavoro e non credo che lo sia per il lavoratore stesso.

In prima istanza occorre accettare che il nostro compenso è direttamente proporzionale (o dovrebbe esserlo) alla produttività del lavoro svolto a prescindere dalla capacità con cui lo si svolge.
Se prendo un laureato (in qualsiasivoglia materia) e lo metto a fare un lavoro come il lavapiatti, posso ipotizzare che ottimizzerà meglio il suo agire, ma non credo che potrà superare una certa soglia di redditività. Questo farà si che la differenza tra quanto guadagna lui ed il suo collega diplomato (sempre lavapiatti) non sarà neanche percepibile economicamente.

Ovviamente se il ruolo può avere compensi direttamente proporzionali all'operato ecco che la differente preparazione e la differente professionalità generano differenti compensi: un amministratore delegato di un'azienda dovrebbe avere un compenso estremamente collegato a quanto è bravo e la sua bravura si misura con l'andamento dell'azienda.
Purtroppo temo che anni di cultura "ugualitaria" abbia cancellato in noi le capacità critiche: dobbiamo guadagnare di più per poter spendere di più, per poter avere di più, perchè altri guadagnano di più, non perchè valiamo di più.
Se non riportiamo le valutazioni ad essere oggettive e non sociali o soggettive, non troveremo mai la strada per una corretta valutazione del nostro lavoro e del nostro compenso.
Tutto questo discorso può però essere minato dall'infrangere le regole: se un lavoratore non paga le tasse, ecco che il suo compenso aumenta rispetto a quello che magari lo svolge meglio, ma rispettando le leggi.

Alcuni giorni fa sono stati pubblicati i redditi degli italiani e molti si sono lamentati della violazione di privacy che questo avrebbe comportato: personalmente credo che se il mio compenso è corretto o inferiore a quanto produco non mi vergogno a far si che gli altri lo sappiano, forse non saro considerato "un furbo" e soltanto uno corretto, ma non credo che il risultato sarà farmi perdere la stima di chi mi conosce o di chi mi conoscerà.

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